XIV - L'ATTESA Figure fatte di silenzio e d'ombra, dai passi brevi strascicati tardi, con un tatuaggio che la morte adombra, di acuti, folli, penetranti sguardi, fissi nel vuoto, dilatati, ciechi, da ceffi stretti cinici e beffardi, da guardie e sgherri smoccolando biechi, da militi SS e da soldati, di ordini folli esecutori ciechi, carcerieri, carnefici assoldati (per opera suprema di giustizia!) dai passi forti gravi cadenzati. E tempesta fu d'ira e di furore nel silenzio profondo della notte, soverchiato da sùbito terrore, rotta la schiena da nerbate e botte, sul limitare della morte attesi, fra tenebre di luci a tratti rotte, XIV / 2 d'ansia e d'angoscia inenarrabil presi, levandosi qua e là confuse strida, a studio di sopravvivenza intesi, scomposte, acute, forsennate grida, querule, strangolate ed iraconde, d'una di schiavi disperata sfida. E voci concitate furibonde tempestarono vittime, aguzzini ligi a misure di rigore immonde, foriere d'implacabili destini per odi viscerali incontenibili di forni, ciminiere e di camini, quando grida proruppero terribili, tra gragnuole di botte e di percosse, da imprecazioni accompagnate orribili, che il campo intero d'ogni parte scosse in un irrefrenabile tumulto mischiato al suono di catene grosse, XIV / 3 in un incontenibile sussulto di larve incatenate prigioniere d'uno strozzato e querulo singulto, tra teorie d'ombre desolate nere, d'una esistenza condannata frusta da quelle umane vigilate fiere. E voce a un tratto si levò robusta tra preci mormorate d'un rosario fuor da una cella, come tomba, angusta. Un prete, un sacerdote missionario, per più sofferta carità d'intenti, di fede e sentimento umanitario, per dura estrema avversità d'eventi che ogni fede nell'uomo avea sconvolto, per teutonici folli intendimenti che speranza qualunque avean travolto, alla vigilia d'una fine atroce d'essere in fumo e in cenere dissolto, XIV / 4 del comune destino portavoce, là, solo, a fronte dell'Onnipotente, spietato, inesorabile, feroce, nella fatalità dura presente, per fato certo, o per incerta sorte, per senso grave di pietà carente, dal terribile campo della morte, nella più spaventevole impotenza di fede antica millenaria forte, per dolorosa più grave coscienza d'un mondo da ogni credo abbandonato in una superiore provvidenza, pel popolo di Giuda deportato, dura levò la sua protesta a Dio, dalla storia del mondo liquidato, nei campi della morte e dell'oblio della terra feroce di Germania, da Lucifero retta unico Iddio, XIV / 5 e dal suo vice, Führer di Germania, nel tempo incomparabile moderno d'una di razza incontenibil smania, per dar testimonianza dell'inferno nel tempo scuro della Storia tristo per crudo abominevole governo. Colui dal fondo si appellava a Cristo feroce, iroso, disilluso, amaro in un delirio di furore misto. E tosto secco risuonò lo sparo nel confuso terribile frastuono del campo intero senza più riparo, che tosto parve raggelare al suono, e colui tra lo strepito e il rimbombo cadere a terra fulminato prono, in un silenzio immobile di piombo per quella fine immaginata scura, cupo sentendo per le vene il rombo XIV / 6 del sangue per la nuova mietitura, d'uomini intrappolati nella rete per inimmaginabile tortura, in ferree chiusi là tristi segrete, sepolti nella propria sofferenza per effigiar col sangue la parete. E sentire, come incubo, presenza di sadici carnefici assassini nella più disumana indifferenza, per scuri e spaventevoli destini d'atavica memoria dissepolti di germaniche schiere di assassini da un odio inconsumabile travolti, cieco supremo millenario eguale, per cristiani valori capovolti, per editto di Stato micidiale di fuoruscire fumo dal camino per fallo inemendabile razziale, XIV / 7 (per sentenza o condanna di Caino, di giustizia esecrabile nefaria d'una progenie eletta dal destino!) e dileguare rapidi per l'aria, ad un pugno di cenere ridotti, per soluzione estrema necessaria, da tedeschi carnefici condotti nel tempo inenarrabile presente, da sciagurato nuovo ordine indotti, per decreto di Stato onnipotente. |