XV - EPILOGO (ENDLÖSUNG)

'Judenfrei Deutschland!' Scura, sbigottita,
di sotto un cielo immobile di piombo,
sulla soglia di morte inebetita,

d'uno spazio approntatosi per doccia,
dalle pareti altissime , ai soffitti
da cui nulla cadeva a terra goccia,

dai pavimenti lucidi diritti
(un nodo in gola nell'immenso vuoto!)
di fantasmi affollatisi e di guitti,

nel tempo innominabile ed immoto
della morte, nell'ombra onnipresente,
spazio varcava del mistero ignoto,

per volontà d'un Capo onnipotente,
d'un ordine teutonico del mondo,
definitivo, orribile, presente,

d'un genocidio consumato immondo,
ecatombe suprema d'Israele,
per odio antisemitico profondo.

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Dal tempo dell'Arcangelo Gabriele,
spada parve terribile su Giuda,
tra gente abbeveratasi di fiele,

affilata, sospesa, orrida, nuda,
sopra il nero semitico infedele,
vendetta atroce e rappresaglia cruda,

non dissimil dal maglio di Giaele
sul popolo che volle a morte Cristo,
nell'innocenza del secondo Abele,

che in croce volle (a gran richiesta!) Cristo
nel giorno del terribile anatema,
tra ladroni confuso e in un commisto,

che poscia fu maledizione estrema
nei millenni e nei secoli cristiani
per grave attesa epifania suprema.

Capri espiatori di decreti insani,
di sotto posti ad inauditi gioghi,
neri semiti, perfidi marrani,

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raccolti in quei sacrificali luoghi,
d'Europa intera depredati ghetti,
arsi e combusti sulle pire e i roghi,

uomini dal Signore benedetti
dal tempo primo del redento Adamo
nei secoli cristiani maledetti,

per satanico più scuro richiamo,
per alleanza con Yahweh serbata
tra i figli tutti dell'eletto Abramo,

dagli orrori dei roghi alle Crociate,
alla barbarie sua giunta suprema
di ciminiere contro il cielo alzate,

pel grande antisemitico anatema
nella più gigantesca apoteosi
del male nella sua potenza estrema,

per metodi di scienza rigorosi,
in un delirio di follia profondo
per razziali decreti ignominiosi,

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per trattamento antisemita immondo
nel tempo dell'infamia e della gloria
per farsi la disperazion del mondo,

e il sale della terra e della Storia
già per inenarrabili vicende
di cui grava la terra la memoria,

d'infiniti massacri e di tregende
d'una follia violenta criminale
per leggi inique e iniquità tremende,

di 'pogrom', d'ecatombe generale
che la coscienza disonora umana
d'un tempo apocalittico trionfale,

di pena e sofferenza quotidiana
di nefanda finale soluzione,
feroce spaventevole inumana,

nel sonno e nella notte di ragione,
per demente teutonica certezza
di annientare la razza e la nazione

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di Giuda, per estrema sicurezza,
contro la razza perfida semita,
d'uomini fatta dimidiata mezza,

d'opera abominevole compita,
non senza spaventevole grandezza,
d'inquinare le fonti della vita.

. . . . .

Ed una guardia indifferente, avvezza,
dai tratti indecifrabili di bonzo,
con disumana orribile fermezza,

porte girò su cardini di bronzo,
in una intollerabile tensione,
d'altri più forse avvinazzato sbronzo,

Nefanda inconfessabile ragione
pianificò nell'ultima distretta
di Giuda la finale soluzione!

'ENDLÖSUNG!' ecatombe ultima abietta
d'anni, di mesi, settimane e giorni
del genocidio della stirpe eletta!

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Ed a pieno regime accesi forni,
d'umani corpi incineriti ed arsi
dopo incubi di attese e di soggiorni,

da fiamme inconsumabili cosparsi,
dall'odio alimentate e dal furore,
millenario, di demoni riapparsi,

d'un tempo apocalittico di orrore,
per scuri irrevocabili destini,
d'un folle sogno e devastante errore

dove eccelsi eruttavano camini
cenere e fumo d'una industria atroce
per supremi germanici destini,

nell'epoca più trista e più feroce
nell'orrore visibile presente
che dare volto parve al nulla e voce.

Nell'ansia , nell'angoscia intermittente,
in un silenzio immobile di roccia,
di attesa interminabile rovente,

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d'acqua non più precipitata goccia
su scura moltitudine ammassata
mirando, come allucinata, doccia,

in una stanza a giorno illuminata,
confusa, sopraffatta dal terrore,
assiepata, affollata, esasperata.

Nell'incubo del nulla, nell'orrore,
tra il lampo della folgore e lo schianto,
immaginato equivoco ed errore,

sul gruppo di desolazione affranto
da gemiti e singulti soffocato,
tra scoppi irrefrenabili di pianto,

in quello spazio stretto strangolato
per un misfatto senza fine enorme
(per decreto supremo dello Stato!)

caterva strabocchevole deforme
d'un mondo inconoscibile ed alieno
per destino terribile uniforme,

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per plumbeo propagatosi veleno
nel vano, per dissuggellati tubi,
con un effetto micidiale pieno,

di fluide troppo vaporose nubi
per calcolato meditato errore
di scuri innominabili connubi.

E, colta da indicibili terrore,
dibattendosi nell'ultima agonia
folgorata da panico e da orrore,

per atroce di morte epifania
una folla impazzita avvelenata,
come presa da subita euforia,

in quell'aria mefitica appestata
d'una di morte strabocchevol stanza,
straripante di gente attossicata,

nell'orrore dell'ultima mattanza,
alienata dal tossico, invasata
da una assurda impossibile speranza,

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asfissiata, strozzata, soffocata,
per scempio scuro d'ebrietà demente
dal tosco inesorabile avvitata,

nel nulla inconcepibile presente
d'una sospesa immaginata sorte,
d'ebbrezza colta inconsapevolmente,

Yahweh benedicevan nella morte
d'un tempo orribilmente mutilato
di fede antica perpetuata forte.

E in quel muto singulto desolato
spegnevasi lo strepito e il fracasso,
riscoppiando d'un tratto forsennato,

di corpi vivi datisi all'ammasso
nell'estremo finale esaurimento
d'uomini fatti maschere di sasso,

per atroce pauroso intendimento,
per naturale irrefrenato impulso
nel terrore dell'ultimo momento,

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groviglio inestricabile convulso
torcersi insieme avviticchiati forte,
dall'universo dei viventi espulso.

E poi fu il nulla. Fu il silenzio. Morte.




NOSTRI MONUMENTUM AMORIS

NEL CINQUANTENARIO
DELL' OLOCAUSTO DELLA SHOAH

27.1.1945 - 27.1.1995