IV - DEPORTAZIONE NEI LAGER

Come bestie al macello, umani stracci,
chiusi in vagoni ermetici di piombo,
tra fragor di catene e catenacci,

terribile indicibile rimbombo
cupo echeggiava nella cupa notte,
del sangue confondendosi col rombo,

d'uomini a ignote destinate rotte,
dannati vivi ad un moderno inferno,
su rotaie infinite ininterrotte,

a ferrea disciplina di governo
di guardie di robusta vigilanza
tra stenti inenarrabili d'inferno.

di rigore e feroce intolleranza
in quell'infimo spazio che s'ingombra
di rottami dell'ultima speranza,

relitti umani e reliquati d'ombra,
gli uni con gli altri mescolati a sorte
nella spettrale immobile penombra,

IV / 2

di corpi tratti tormentati a morte
d'uomini e donne e di bambini e vecchi,
nell'urlo di disperazione forte,

tra brocche immonde e incontinenti secchi,
scoppiando, dilagando senza freno,
grida rabbiose, irosi battibecchi.

E parole di rabbia e di veleno,
dentro serrati, lividi sparuti
in un crescendo allucinato osceno,

tra stridor di ferraglie e strilli acuti,
tra angosce chiuse dentro, ansie indicibili,
stretti confusi accatastati muti.

Ed urla si levarono terribili,
in mezzo a gente logora stremata,
e a imprecazioni di guardiani orribili,

a un tratto, da una carne depredata,
da un cuore scuro esulcerato afflitto,
nel buio, da una madre disperata,

IV / 3

sul suo cucciolo inerme derelitto
di cui si udiva il rantolo sommesso
per quell'interminabile tragitto,

a morte inesorabile promesso
in un coacervo abbaruffato immondo
di gente là vociferando presso

quel piccolo innocente moribondo
quella creatura trepida sfinita,
in un silenzio tragico profondo.

E la madre di subito smarrita
da un pianto inconsolabile convulso,
da quei guardiani vigili atterrita,

da cieco tratta forsennato impulso
per quel respiro corto intermittente
con pena molta, a gran fatica, espulso,

per quel povero piccolo innocente
nell'aria greve putrida corrotta,
nel sobbalzo del treno intermittente,

IV / 4

stremata dalla pena e dalla lotta,
per senso acuto d'angosciosa urgenza,
nell'ombra, a tratti, dalle luci rotta,

di fuor di senno urlava e di coscienza,
sconnesse frasi tra la turba presso
di morte ammutolita alla presenza,

in quell'angusto e sudicio recesso
(con l'incubo di morte altra presente!)
in quel vagone logoro sconnesso.

Ed in furia levatasi repente,
tra il gemere di gente sbigottita
travolta da disperazion demente,

per la morte del piccolo insanita
per la creatura sua perduta , forte,
stremata smunta livida smarrita,

disarmata, percossa dalla sorte,
dentro quel buio soffocato interno,
tra quella gente condannata a morte,

IV / 5

in quello spazio orribile d'inferno,
da nulla scossa invocazioni e preci
per quel supplizio rinnovato alterno,

urlava a Dio (tra mormorate preci!)
parole folli e vituperi insani,
tra il piscio rotolandosi e le feci.

Ma, stretta in mezzo a vigili guardiani,
guizzava in subitanee convulsioni
tra volti muti solidali umani,

per manifeste più crude ragioni
d'un ordine nuovissimo spietato
sofferto come umana dannazione.

E terribil fu poi conto saldato
quando, ancor prona, trafelata ansante,
d'ordine duro secco concitato,

dall'impiantito alzatasi tremante,
muta, paralizzata dal terrore ,
tra quella gente inebetita astante,

IV / 6

abbattuta da subito furore
d'altro fu nero sopraggiunto sgherro
(ligio intero al dovere ed all'onore!)

che, ottemperando a un ordine di ferro,
d'inflessibile e dura disciplina,
tolta con mano rigida di ferro

quella, divincolandosi meschina,
torcendosi con tutta la sua forza,
contro una cruda volontà ferina,

sfinita, inerme, scura , derelitta,
sbatacchiò sopra il duro tavolaccio,
dalla disperazion nera trafitta!

E là, nel mucchio, abbandonato straccio,
lurido , mescolatosi ai rifiuti,
messo da parte , misero cazzaccio,

supplici sguardi rivolgendo muti,
d'intorno, scuro, ripudiato vecchio
dagli occhi vivi, penetranti, acuti,

IV / 7

sordido, sconcio, raggrinzito vecchio
dalla carne scavata sino all'osso,
presso buttato ad un immondo secchio,

da un bullone o d'alcun gancio percosso,
con la testa spaccata, in agonia
entrato, da qualunque altro rimosso,

disanimato, colto da afasia ,
gemito dava rantolando forte
(demenza parsa o subita follia!).

Pietosa sopraggiunta era la morte,
in quello spazio di dolore pieno,
d'inferno nuova immaginata sorte!

Senza mai sosta procedeva il treno
per valli, per montagne, per pianure
in un paesaggio desolato alieno.

Vaneggiavano (sbarrati occhi!) figure,
in quei vagoni rigidi piombati,
d'angosce, d'inquietudini e paure,

IV / 8

d'uomini scuri offesi ed umiliati,
a meta ignota attoniti condotti,
da sentinelle vigili scortati,

in dura estrema schiavitù ridotti
da quei guardiani sadici e bastardi,
in sembianza di scheletri ridotti,

a ignoti, a inenarrabili traguardi,
a disperata tratti condizione
tra gesti duri e indifferenti sguardi.

Nella notte e nel sonno di ragione,
per abbattuto e non domato orgoglio
di biblica antichissima elezione,

tra muto di pietà vasto cordoglio,
a fatica arrancava innanzi andando
sinistro interminabile convoglio

lungo ferrate vie grave recando
carico di morte e di disperazione,
di carne messa circoncisa al bando.

IV / 9

Lugubre approssimavasi stazione
dalla nebbia fittissima sepolta,
in convulsa scomposta agitazione,

tra neve ovunque accumulata molta,
di morte confacevole scenario,
in landa di conifere già folta.

Termine (o inizio!) d'orrido calvario
tra spasimi d'angoscia e di paura,
per lungo di dolore itinerario.

Grigia silente immobile pianura
di boschi radi e di abituri scarsi,
testé spiata con ansiosa cura,

d'uomini pochi intraveduti apparsi,
di sotto un cielo indifferente e muto
per nuvolaglia livida formarsi,

là dove nulla è di conforto o aiuto
in un affaccendarsi ininterrotto
d'un paese remoto e sconosciuto.

IV / 10

forte abbaiando cani poliziotto
a umani corpi, accovacciati stracci,
ringhiosi, insofferenti di rimbrotto.

E, tirati di colpo i catenacci,
non senza gran brutalità, in consegna
da guardie presi furono e bravacci,

per farsi lacrimevole rassegna
coloro giunti rifiniti al varco
frammezzo a sgherri della nera insegna,

e spettri servizievoli allo sbarco.