V - AUSCHWITZ !

Sferragliavano treni alla stazione
di Auschwitz-Birkenau, tra sgherri intenti
a cieca di comandi esecuzione,

di germanici scuri intendimenti
d'un tempo interminabile ed atroce,
di attesa, di spasmodici momenti.

Gracchiava d'uno altoparlante voce,
d'una lingua teutonica d'inferno,
rabbiosa, incomprensibile, feroce,

che rimbombava in quel profondo interno
testé con grave sigillato cura
per disumano nuovo ordine alterno.

Tra le cime dei Tatra e la pianura,
di foreste fittissime e di boschi,
in una terra della Slesia scura,

di lande tetre e di paesi foschi,
di altissime roventi ciminiere,
di fumi e miasmi avvelenati toschi,

V / 2

di praterie, di pascoli e brughiere,
di campi, di acquitrini e di paludi,
di pietraie, di cave e di miniere.

Achtung! Achtung! Juden heraus!" Crudi
abbaiamenti laceravan l'aria,
d'inferno inenarrabili preludi,

(in una situazion triste precaria,
occhi sbarrati dietro i finestrini
sgomenti per sentenza lapidaria!)

d'uomini armati, lividi assassini,
di affaccendati scuri carcerieri
col garbo e la premura di aguzzini.

'SS Schutz-Staffeln', armati fieri
allineavansi lungo le banchine,
immoti, forti, giganteschi, neri,

per un servizio d'ordine al confine
di quella terra martoriata afflitta,
slava, tedesca contestata fine.

V / 3

Disanimata umanità proscritta
affollavasi lungo i marciapiedi,
da sicari di Satana coscritta,

gonfi piagati trascinando i piedi
esausti, rifiniti, barcollando,
di lingue varie e disparate fedi,

rauco udendo teutonico comando,
tra disagi, fatiche e gravi stenti
come automi o robot tristi allo sbando,

per mete scure e manifesti intenti
di gesta immane di assassini attesi,
feroci incontrollabili violenti,

da guardie e sgherri di furore accesi,
da immensa nebbia d'ignoranza avvolti,
da quei trasporti lugubri discesi,

d'acerba più fatalità travolti,
trepidi volti vòlti alla memoria
di tempi remotissimi sepolti.

V / 4

Vinti dalla tragedia della Storia,
morti sopravvissuti ai loro morti,
per condizion di guitti derisoria,

strettisi intorno ai loro cari smorti,
di stracci avvolti miseri i bambini,
d'esser dicendo coraggiosi e forti,

a guardie innanzi, innanzi ad aguzzini,
serbando in cuore sentimenti umani
militi, forse, e forse anche assassini.

Aitanti, incomparabili soldati,
biondi, slanciati, erculei, giganteschi,
sulle banchine immobili allineati,

soldati SS, militi tedeschi,
dai lucidi elmi e contrassegni neri
di rune argentee e simboli guerreschi.

'GOTT MIT UNS'. Sfaceansi prigionieri,
le facce spente, smorte, istupidite,
da chiusa angoscia divorati interi,

V / 5

di radici antichissime semite
di lunga sostenuta sofferenza
per un giro terribile di vite,

vittime d'una disumana scienza
di morte, senza remora od impaccio,
partigiana di forza e di violenza.

Ed un vecchio decrepito all'addiaccio,
statosi troppo trascinando i piedi,
(infermo, solo, vecchio, poveraccio!),

deserto affatto di speranze e fedi,
rotto e stracciato per impervia strada,
a malapena ritto su due piedi,

che di retro arrancava alla masnada,
disanimato, in preda del terrore
che incombeva su tutta la contrada,

(che pietà suscitar parea minore
in quel campo di biade e di sterpaglie
che un qualunque rognoso roditore!),

V / 6

di reduci di guerra e di battaglie,
di gente d'ogni idealità discorde,
a terribili adusi rappresaglie,

che, di colpo colui messo alle corde,
gli si chiusero intorno,in gruppo,in crocchio
per senso di pietà misericorde.

E, caduto colui tosto in ginocchio,
muto, paralizzato dal terrore,
balbettante pietà, già pesto un occhio,

schiumando dalla bocca per l'orrore,
l'occhio sbarrato, stralunato, fisso,
gemendo sotto i colpi pel dolore,

creatura già dell'ombra e dell'abisso,
di stenti esausto e di fatiche smunto,
al suo umano dolore crocifisso,

da uno sgherro sprangato sopraggiunto,
preso a calci, infangato, insanguinato,
dall'inferno non più vivo disgiunto,

V / 7

dalle immote pupille spalancate,
nel volto di paura contraffatto,
fiaccato da terribili nerbate,

per scampo o schermo in se stesso rattratto,
dalle terga di colpi massacrate,
inebetito, stupido, disfatto,

le carni rinsecchite e dilaniate,
la faccia rotta e maciullate l'ossa,
fu liquidato tosto a bastonate.

E subito gettato in una fossa,
in silenzio, così senza clamore
fra la turba di subito percossa

da sgomento indicibile e terrore
per quella fine rapida e feroce
vincendo la paura ogni altro orrore.

E coscienza color s'ebbero atroce
non farsi altro che lievito o concime,
da duri posti esecutori in croce.

V / 8

Ed una donna con il figlio in braccio,
da vertigine colta o debolezza,
spintonata d'alcun scuro bravaccio,

gelata, intirizzita, umida mézza,
tra gli altri molti deportati, ignari
di speranza qualunque di salvezza,

nulla potendo far di sé ripari,
per un imprevedibile sussulto,
cadde il piccolo a un tratto sui binari.

E la madre in frenetico tumulto,
innanzi mosso lugubre convoglio,
devastata da orribile singulto,

nel generale più vasto cordoglio,
in un attimo fu tosto falciato
dal nero mostro il tenero germoglio,

e poi dalla ferraglia maciullato
tra le ruote, nell'urlo disumano,
nero, rauco, strozzato, strangolato!

V / 9

Bestiale, spaventevole, inumano
grido, che nulla ha più remora o freno,
di strazio inenarrabile ed insano,

di tutto il mal di tutto il mondo pieno
che nel tempo sarà, nel tempo è stato
nell'universo indifferente alieno!

Né in quell'attimo valse disperato,
per l'urto fatalissimo del treno,
il tentativo folle di un soldato,

ché quella , delirando, in un baleno,
si gettò giù dinanzi alla motrice,
schizzando sull'opposto terrapieno,

che, avanzando troncò quell'infelice
di netto in due, nell'urlo devastante,
ritornata dal fango alla matrice,

già di sangue impregnatasi grondante,
confusa tra la melma e la fanghiglia,
nel silenzio d'angoscia traboccante,

V / 10

dove larga la macchia era e vermiglia
tra quella gente triste itinerante,
e la pietrificatasi famiglia.

E fattasi riottosa e riluttante,
per lacerante crudo ordine secco,
dagli occhi accesi e dal respiro ansante,

presi in forza da alcun lanzichenecco,
d'ordine stretti di rigore eguale
di dialogo vietato e battibecco,

al vento esposti gelido glaciale,
coi panni di men rigida stagione,
in quel paesaggio immobile nivale,

scarsa togliendo misera razione
dalla sacca, curvati a terra i dorsi,
schermando a prova il pianto e l'afflizione,

sbocconcellava il poco pane a morsi,
da sentinelle a vista riguardati,
nulla sperando di pietà soccorsi,

da guardie vigilati e da soldati.