VII - PRIMA SELEZIONE

E del Regno di Giuda ultimi eletti,
da SS germaniche razziati,
esuli scuri, profughi reietti,

in campi di sterminio deportati,
assiepati sul margine d'un fosso,
del retaggio di Dio diseredati,

strettisi forte pochi panni addosso,
in un confuso e cieco parapiglia,
con brividi di freddo umido addosso,

a sé stretta la piccola famiglia
con pesanti fardelli e gravi impacci
d'una misera e scarsa paccottiglia,

tra saluti accorati (ultimi abbracci!),
di pena superato ogni confine
in quel paese di rigore e ghiacci,

dopo un viaggio e uno strazio senza fine,
tra stenti inenarrabili, congiunti
il calvario di Giuda e la sua fine,

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e sorte dubitosa di congiunti,
in campo per la prima selezione,
a lavori testé forzati assunti.

E quegli esseri sì stretti confusi,
da una angosciosa attesa oltre stremati,
d'ogni speranza della vita esclusi,

tra militi SS e tra soldati,
impassibili, cernita operanti
di massa di fuggiaschi disperati,

tra grida ed urla lacerate, e pianti
silenziosi, squassati da singulti,
porsi tentando alla difesa avanti,

tra incontenibili impeti e sussulti,
ai divieti impietriti, agli interdetti,
dai gesti forsennati ed inconsulti,

forte abbracciati senza fine stretti,
in mezzo ad una folla singhiozzante,
a dura più separazion costretti,

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affetto irrefrenabile all'istante
scoppiava, d'una gente in agonia
tra il bando di megafoni assordante,

in una desolata epifania
d'inconfessato e disperato amore
così strappato brutalmente via.

D'angoscia sopraffatti e dal terrore,
d'ostracismi feroci minacciati,
in mezzo a scene di pietà e di orrore,

da sguardi furibondi folgorati
di demoni sortiti dall'inferno,
all'inferno dei vivi destinati,

nel tremendo rigore dell'inverno,
a durissimo giogo sottomessa,
d'ordine nuovo immaginato alterno.

disanimata , esulcerata, ossessa,
di pena stretta ed angosciosa cura,
affranta moltitudine sommessa,

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intravide (o veder parve!) figura
sulla distesa candida di neve
come una macchia disegnarsi scura,

presso o remota, inafferrabil lieve,
tra la follia sospesa e la ragione,
d'un sogno lungo o d'un delirio breve,

che di sopra n'andò d'ogni ragione
in un incontrollabile crescendo
d'una centuplicatasi passione.

"Gesù! Gesù!" E riscoppiò tremendo,
furioso, irragionevole, inumano,
in quello spazio di miseria orrendo,

il fervor del miracolo cristiano,
di Yahweh, del Messia, del Salvatore,
in un crescendo delirante insano.

"Jesus! Jesus!" Sopraffaceva ardore
il dubbio primo e l'ultima certezza
in quel luogo dell'ira e del furore,

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di scampo, di rifugio, di salvezza,
nulla curando sentinelle in armi,
da folle presa subitanea ebbrezza,

sopraffatti kapò, guardie e gendarmi,
a guardia della folla sul piazzale,
irruppe fuor tra concitati allarmi.

"Achtung Feuer! Achtung Feuer!" Fatale
la raffica trinciò netta la folla,
improvvisa, nutrita, micidiale.

E insanguinò la terra in ogni zolla
per un sogno impossibile di vita
tra una gente di lacrime satolla,

leccatasi gemendo ogni ferita,
coricata sui corpi insanguinati,
distesa al suolo come inebetita.

"Christus in Auschwitz!" urlavano i soldati
crivellando di colpi la marmaglia
sussultante sui corpi massacrati,

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nella breve cruentissima battaglia
contro turba d'inermi disperati
al crepitar di subita mitraglia.

"Schluss! Genug! Schluss!Genug!"Stralunati
per immane eran là carneficina
nell'inferno degli ultimi dannati,

per voluttà di sangue e di rapina,
giunta nel parossismo alla sua foce,
furiosa inesorabile belluina.

"Aufstand kaputt!" Ed ai soldati atroce
comando giunse di allungare il tiro.
E l'uomo cadde con le braccia in croce!

Spaventevol parea campo di tiro
per quello scoppio sùbito inconsulto,
ricolmo di cadaveri all'ingiro,

di vittime d'effimero tumulto
schiacciato da implacabili aguzzini,
tra pianto irrefrenabile e singulto.

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E impiccati tre furono rabbini
per sabotaggio grave e diserzione
da soldati germanici assassini,

per tumulto e violenta sovversione,
per fede in un Messia d'un tempo alterno,
di fuor quasi di senno e di ragione,

in un terrestre e quotidiano inferno
di militi SS e di soldati
nell'impero del Satana moderno,

a guerra inesorabile dannati,
a rossi orrori, a spaventose furie,
al sovietico fronte destinati.

Bestemmie vomitavano ed ingiurie
su quegli spettri immaginati umani,
di Dio e del mondo sofferendo incurie.

Ed accorrere iroso di guardiani
da nere scaturigini d'abisso,
carcerieri, carnefici e scherani,

VII / 8

di Giuda a distruzion stabile fisso
definitiva e più grave disfatta,
al suo umano dolore crocifisso.

E da forza di sgherri sopraffatta
moltitudine fu, stremata, inerme,
nella carne avvilita e contraffatta.

In piedi, in file rettilinee, fermi,
per esercizio e quotidiano appello,
disabbigliati, nudi come vermi,

mattutino indicibile rovello
senza impaccio di panni e vestimenti
per barbaro iteratosi flagello,

per debiti ascoltare avvertimenti,
omologati al fango della terra,
da teutonici scuri intendimenti,

brutali in pace ed inumani in guerra,
per stirpe oscura, depredata, oppressa
nell'estremo d'Europa retroterra,

VII / 9

dove voce di schiavi era sommessa,
a fronte di germanici padroni,
per speranza nessuna esser concessa.

Altoparlanti urlavano istruzioni
per quelle a morte destinate strisce,
tra minacce e severe ammonizioni,

d'indossar tosto la casacca a strisce,
calzando poscia zoccoli sui piedi
di legno scuro con le piante lisce,

debiti e acconci a cosiffatte sedi.